Barter: come funziona l’acquisto di pubblicità attraverso il baratto

L’attività di Bartering, dall’inglese “barter” (baratto), più conosciuta come attività di “cambio merce”, si sta sempre più affermando nell’ambito degli investimenti pubblicitari. Ha spiegato come Giorgio Carlo Ferrari, amministratore delegato MP7Italia, durante Espresso Italiano verso nuove conquiste, sotto il segno della qualità, il workshop organizzato dall’Istituto Nazionale Espresso Italiano e dall’Istituto Internazionale Assaggiatori Caffè.


Quando nascono i barter? Già negli anni ottanta era consuetudine, da parte delle concessionarie di pubblicità, di accettare in determinate circostanze che gli inserzionisti pagassero le campagne pubblicitarie con le proprie merci anziché in denaro. Ciò comportava alle concessionarie notevoli difficoltà gestionali in ambiti pressoché sconosciuti al mondo dei media: problematiche legate alla vendita delle merci, al rispetto dei vincoli concordati, alla logistica, ai trasporti, alle scadenze, agli adempimenti amministrativi, ecc. In questo scenario nascevano i barter.
 
Cos’è un cambio merce pubblicitario? Una qualsiasi azienda che abbia l’esigenza di pianificare una campagna pubblicitaria e che abbia esaurito il proprio budget pubblicitario, può utilizzare le proprie merci o servizi come forma di pagamento. Il barter rappresenta quindi la soluzione ottimale per non rinunciare a un’attività di comunicazione utile al raggiungimento dei propri obiettivi di marketing o di business.
 
Il flusso logico è semplice: il cliente/inserzionista, dopo aver concordato con il barter tutti i parametri quantitativi e qualitativi della campagna pubblicitaria desiderata, la acquista dal barter stesso e la paga con una fornitura di merci/servizi di uguale valore.
 
Le fatture tra inserzionista (merce) e barter (pubblicità), essendo dello stesso importo, si compensano, eliminando qualsiasi flusso di cassa, semplificando le pratiche amministrative, azzerando l’esposizione finanziaria. Il barter penserà poi a vendere la merce nei canali, in Italia o all’estero, concordati con l’inserzionista.
 

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