Caffè e latte: Starbucks fa marcia indietro

di Carlo Odello

Docente e consigliere dell’Istituto Internazionale Assaggiatori Caffè

 Michelle Gass, presidente di Starbucks per i mercati Emea, ha dichiarato a Global Coffee Review di settembre/ottobre 2012 che nel Regno Unito il loro latte (nell’accezione americana della bevanda) per i consumatori era arrivato a sapere eccessivamente di… latte. Starbucks ha quindi lavorato per riportare la bevanda a un corretto bilanciamento del caffè con il latte.

 In un recente corso con allievi giapponesi, il cappuccino italiano, nella sua ricetta di 25 ml di espresso e di 125 ml di latte montato, è stato giudicato avere un’intensità olfattiva di latte troppo bassa. Questo probabilmente perché in Giappone nelle bevande a base di caffè il latte ha definitivamente preso il sopravvento, sull’onda della scuola americana dove più la bevanda è lunga, più è buona.

In definitiva: il mondo del caffè è stato annacquato negli ultimi anni dal latte e il caso giapponese di cui sopra testimonia di come ciò abbia modellato le tendenze sensoriali. Ma il caso di uno Starbucks che decide di fare un po’ di retromarcia ci fa ben sperare in una convivenza più bilanciata tra caffè e latte in futuro.

E, perché no, si potrebbe anche pensare di passare dalla Latte Art, che probabilmente ha ormai toccato punte di autoerotismo grafomane, a una ben più bilanciata, e complessa, Coffee Art.

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1 Commento a “Caffè e latte: Starbucks fa marcia indietro”

  1. Ivan Makarenkoff scrive:

    Bell’articolo Carlo! Almeno una buona notizia in riguardo dei rapporti fra “gli americani” e “caffé”. Credo che ora tu mi capiresti meglio cosa avevo inteso quando dicevo: “Italiani! Svegliatevi! Finche voi state dormendo gli americani ci insegnano come fare e come bere il caffé!”