Cina: vendere caffè partendo dal Sud

di Carlo Odello *

I cinesi bevono vino, gli piace. Però non bevono il nostro, bevono quello francese. E stanno iniziando a bere anche caffè. Però il rischio è che in futuro non bevano espresso italiano, ma quello di altri.

Bloomberg riferisce che i consumi pro-capite di caffè in Cina si attestano sui 22 grammi all’anno. Sì, 22 grammi (in Giappone, mercato ben più maturo, il consumo pro-capite si aggira sui 3,3 chili). I cinesi associano il caffè a uno stile di vita occidentale e per questo lo bevono, ma non sono certo dei consumatori distratti. Abituati a una cucina complessa ed estremamente raffinata, stanno scoprendo ora il potenziale sensoriale del prodotto.

Da dove iniziare quindi con l’espresso italiano in Cina? Shanghai e Pechino sono una soluzione immediata, ma è nel sud, nel Guangdong noi conosciamo anche come Canton, che si stanno aprendo le prospettive più interessanti. Un’economia ricca in una regione quasi due volte l’Italia che ha come capitale Guangzhou, 17 milioni di abitanti e terza città della Cina. Se un prodotto alimentare funziona a Guangzhou, funzionerà in tutta la Cina, mentre ciò non è detto quando parliamo di Shanghai e Pechino.

Per questo l’Istituto Internazionale Assaggiatori Caffè è partito da Guangzhou con i corsi. Già realizzato il primo corso di patente di assaggiatore di caffè a dicembre scorso, a breve un altro.

* Docente e consigliere dell’Istituto Internazionale Assaggiatori Caffè

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