Maledetto bicchierino di carta

 
Entro per godermi un espresso. Non vi dico dove, perché voglio essere clemente. Ma anche perché sono ormai troppi e in troppe occasioni che hanno la pessima abitudine di servire l’espresso nel bicchierino di carta, si vede anche nelle fiere. La voglia di un caffè è tanta, quasi non prendo neppure coscienza se ha la crema. È il naso che mi avvisa che non avrò soddisfazione: un odore di cartone, forse misto a odore di stampa. Sul secondo potrei sbagliarmi, sul primo no, lo sentirebbe anche un anosmico. Un odore che aumenta ancora quando, per il sorseggio, il pessimo attrezzo si avvicina al naso. E in bocca? La grande sorpresa di un espresso che corpo non ha, perché oltretutto la geometria ha ingannato il barista facendogli produrre oltre 50 mL di pessima bevanda. Per giunta bollente, sia perché fuori misura, sia per la mancanza di assorbimento del calore in eccesso che offre la porcellana, ma non il cartone. Lo pago lo stesso, non lo bevo, e mi annoto l’insegna dell’esercizio. Mai più.
E, a proposito del bicchierino di carta: dove mettiamo la sostenibilità di cui tanto ci si riempie la bocca oggi?
 
Luigi Odello

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