Allarme rosso: avviso agli assaggiatori
di Luigi Odello
Presidente dell’Istituto Internazionale Assaggiatori Caffè e del Centro Studi Assaggiatori, segretario generale dell’Istituto Nazionale Espresso Italiano.
Mi trovo in un bel ristorante, in compagnia di un collaboratore di una torrefazione e arriva il momento del caffè.
Lo assaggio, fermo la cameriera, come al solito non senza un briciolo di fatica, e le chiedo di quale torrefazione è il caffè. Mi risponde che è del torrefattore mio ospite. Il mio commensale gongola. Io no. Conosco bene i caffè della torrefazione, posso sempre sbagliarmi, ma non riconosco la mano del torrefattore citato, che tra l’altro stimo moltissimo. Non faccio commenti per paura di ferire il mio ospite, ma la storia non mi va giù. Dopo un paio minuti torna la cameriera, si scusa e dice che il caffè è stato cambiato dandoci il nome del nuovo torrefattore, che non conosco, ma che ho memorizzato per evitarlo in futuro. L’espresso che avevo appena assaggiato sapeva di cenere e di carbone, difetti che solo in parte potevano dipendere da una sovraestrazione o da polvere del caffè lasciata sul portafiltri. Sono convinto che fosse così già di suo.
Ora le considerazioni sono due. La prima riguarda il mio ospite: se il caffè servito non era buono doveva preoccuparsi e non gongolare. E poi avrebbe dovuto per lo meno riconoscere che non era quello della sua torrefazione. Perché le torrefazioni non si preoccupano di creare missionari invece di contabili che vendono il caffè? Poi non si lamentino se i bar chiedono sconti e tante altre cose.
La seconda: se in giro si trovano cattivi caffè è anche colpa nostra che non li rifiutiamo. Di carattere sono avverso a ogni conflittualità, ma a parte questa volta che non potevo intervenire per ovvi motivi, ho imparato a manifestare il mio disappunto quando ricevo un cattivo espresso. Ma se invece di farlo solo io lo facessero anche gli altri 8.000 assaggiatori di caffè il risultato sarebbe ben diverso.
Mi comunicate la vostra opinione in merito?
4 Aprile 2013 alle 17:21
non sono un esperta, ma ho fatto i corsi e amo il caffè, io lo rifiuto il caffè se non è di buona estrazione, sono aperta tutte le torrefazione e poi cerco di ricordare quali marche sono e anche il barista …per tornare o evitare….
oltre a qst sono felice di sentire qste belle parole!
“Perché le torrefazioni non si preoccupano di creare missionari invece di contabili che vendono il caffè?”
grazie vi seguo sempre
14 Aprile 2013 alle 18:36
Caro Presidente ho sollevato varie volte le problematiche di comunicazione tra il Torrefatore e il Barista,ma purtroppo il Torrefatore non ci sente,vuole vendere e incassare senza spendere un centesimo di euro per far crescere un pochino il suo consumatore (Barista). Servirebbe un cambio radicale,dopo quasi 25 anni di attività nel settore, non ho trovato un Torrefatore che si prenda cura di questo Mondo Bellisssimo,e poi…..inspiegabili aumenti al kg quando abbiamo anche un cambio euro/dollaro a nostro favore!!!!!
23 Aprile 2013 alle 20:02
Sig.ra Barbara…..le torrefazioni sono impegnate a specularci sopra senza preoccuparsi di sostenere e fare crescere gli operatori. Basti pensare che un barista su dieci non è capace di mettere a punto la macinatura del suo caffè. .