Il caffè dei trasformisti

di Carlo Odello
(consigliere e docente dell’Istituto Internazionale Assaggiatori Caffè)

Quando Papa Giulio II chiese a Michelangelo, o meglio glielo ordinò, di affrescare per lui la Cappella Sistina, il Buonarroti rispose che non pensava di essere in grado poiché era solo uno scultore, non un pittore provetto. Ma al Papa non si poteva dire di no, Michelangelo non era certo un inetto e quanto è successo dopo è noto a tutti.

Il bagno di umiltà michelangiolesca non ha purtroppo resistito all’usura dei secoli e gli italiani hanno quindi perso questo glorioso e proficuo atteggiamento che è il riconoscere i propri limiti. A questa carenza non sfugge il mondo del caffè, in cui con sempre maggiore frequenza si trovano professionisti un po’ tuttofare.

Una rapida disamina dei casi più noti, senza alcuna velleità scientifica, ci porta a credere che il salto della siepe, il momento in cui per esempio da barista si diventa torrefattore, risponda a un paio di leggi. La prima è che il salto generalmente si effettua quando si è acquisita una discreta notorierà, con l’idea di spalmarla su nuovi ambiti professionali. Si cerca quindi una legittimazione nel nuovo ambito facendo mostra delle stellette guadagnate nella propria vita professionale precedente. E’ il cosiddetto fenomeno del cavallo che diventa fantino.

La seconda legge che pare regolare il fenomeno è che il salto avviene in velocità. Vai a dormire barista e ti svegli torrefattore. Oppure ti corichi barista e ti ritrovi sensorialista. La metamorfosi, che richiama quella ben più famosa di Kafka ma a un ritmo più veloce, assume quindi i connotati di un cambio di abito degno di Leopoldo Fregoli. Ma è un opportunismo comprensibile: la notorietà non è per sempre e il fattore tempo assume quindi un ruolo rilevante nell’alterazione dell’identità.

Ampliare il proprio orizzonte professionale sia probabilmente ciò che ci fa svegliare ogni mattina. E certamente non è auspicabile un coffee business organizzato per corporazioni. Ma per essere credibili queste nuove identità devono prima passare per il giogo dell’esperienza. In definitiva chi fa il salto della siepe senza un’adeguata esperienza si ritrova, a lungo andare, nella grande folla informe dei qualunquisti. Magari con qualche soldino facile in più in tasca, ma senza una vera faccia da mostrare al mondo.

Leggi anche:

I commenti sono disabilitati.