Alba, l’espresso, una riflessione

Ad Alba, capitale delle Langhe e celeberrimo centro della gastronomia d’eccellenza, ho selezionato un bar dove vado a fare colazione quando mi trovo in loco. È poco distante dall’albergo che uso abitualmente e mi aspetta già alle sei del mattino con una fiammante tre gruppi perfettamente efficiente e un macinadosatore on demand pulito con gran cura. Così sabato, trovandomi da quelle parti, penso di farmi la bocca buona con l’espresso delle 10:30, visto che i due precedenti consumati in altri bar non mi avevano soddisfatto più di tanto. Mi preparo a trovarmi la fila davanti al bancone, ma così non è, sono l’unico cliente. Già all’ingresso avverto qualcosa di insolito: non c’è il buon aroma di caffè al quale mi aveva abituato. Allungo l’occhio sulla macchina e vedo due portafiltri abbandonati sulla grata. Ordino un caffè e chiedo spiegazione. La ragazza, di bell’aspetto, mi lancia l’occhiata che credo riservi ai pochi scocciatori che pensano di sapere come dovrebbe essere condotta una macchina e mi dice che sono inattivi. Mi preoccupo. L’espresso che mi viene servito mi convalida la preoccupazione. Chiedo se la miscela che sta impiegando è della marca che compare sulle bustine di zucchero. Mi guarda sempre peggio e mi dice che non lo sa. Cambio la domanda chiedendo quale miscela sta impiegando. Segue un’occhiata che non ammette repliche e mi dice che lo sa solo il titolare. Azzardo un’ultima domanda e trovo conferma in un cambio di gestione.
Abbandono il locale accompagnato dalla ribellione della mucosa orale aliena all’astringenza e da sentori di cenere e terra. Davvero dispiaciuto di avere perso il mio bar.
Sorge però una riflessione. Per quanto sia vero che il caffè non è coltivato sulle Langhe e che difficilmente potrà in futuro contendere il territorio alle vigne, Alba resta una delle città con un’Amministrazione tra le più sensibili all’eccellenza sensoriale di quanto viene proposto alle centinaia di migliaia di turisti che vi approdano ogni anno. Quindi non potrebbe ravvisarsi la possibilità di una convenzione dell’Istituto Espresso Italiano, da venticinque anni paladino della qualità dell’espresso al bar, con le istituzioni per un generale miglioramento del caffè che viene servito?
In fondo l’espresso è il messaggio sensoriale di commiato per la quasi totalità di quanti frequentano un ristorante, ma quasi sempre è anche tra i primi quando i turisti che giungono dai cinque continenti approdano nella Capitale delle Langhe.

Luigi Odello

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