È solo il mio parere, quindi non faccio nomi

Domenica mattina, nella quiete del giorno festivo, mi sono assaggiato venti capsule di un noto formato oggi in uso da parte di molti. E ho imparato un sacco, perché ho ritrovato tanti difetti del caffè che conoscevo, ma non sentivo da tempo, e alcuni persino nuovi che cercherò di indagare attraverso la sensomica, perché davvero mi è difficile comprendere come certe note possano esistere nel caffè. Finché si tratta del sentore di stalla, per quanti come me sono di origini campagnole non è un mistero. Anche all’olio bruciato dei trattori ci arrivo facilmente, ma al peperone ammuffito ho qualche difficoltà.
L’esperimento mi ha fatto però non poco riflettere: c’è chi di recente ha scritto, riferendosi al bar, che il nostro è il peggiore caffè del mondo, ma ha mai sperimentato quello che circola nel consumo casalingo? Mi chiedo quindi come possiamo pensare a un consumatore evoluto che chiede qualità se a casa circolano certi prodotti. A parte questo siamo alle solite: occorre evitare qualsiasi generalizzazione, perché venerdì in treno mi sono bevuto un caffè del vending di tutto rispetto.
Insomma, so che con questo post non sto dando un grande contributo, so che se scrivessi i nomi e redigessi una classifica solleverei un bel polverone e magari sarei chiamato dai più tartassati per una consulenza o per insegnare nella loro accademia. Ma sono cose che lascio fare ad altri.

Luigi Odello

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