La qualità del caffè vista dalle importazioni

di Luigi Odello

Presidente dell’Istituto Internazionale Assaggiatori Caffè e del Centro Studi Assaggiatori, segretario generale dell’Istituto Nazionale Espresso Italiano. 

Un giorno un amico che si occupa di indagini di mercato mi disse che per vedere come mangia una famiglia non c’è nulla di meglio che visitarne la dispensa. Ci è parso quindi interessante applicare la metodologia per avere un indicatore della qualità del caffè che gira sul mercato andando a vedere ciò che i torrefattori mettono in dispensa.

Sempre dubbiosi della nostra percezione di assaggiatori, certi che nella nostra spasmodica ricerca del piacere attraverso il caffè possiamo essere tentati dalla generalizzazione indotta dai cattivi incontri, avremmo voluto ricevere dalle statistiche sulle esportazioni dei paesi produttori una secca smentita alla nostra convinzione che la qualità sensoriale sta peggiorando. Purtroppo invece abbiamo avuto una conferma: le esportazioni di Robusta nel 2012 sono aumentate del 24,2% rispetto al 2011 (dato del Comitato Italiano Caffè).

Anche qui non vogliamo generalizzare: sappiamo benissimo che la distinzione per specie non è garanzia di qualità, ma sul globale, soprattutto con un dato così eclatante, non possiamo che ravvisare una tendenza dei torrefattori al risparmio sulla materia prima a discapito della qualità in tazza.

A quando un’inversione di tendenza? 

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1 Commento a “La qualità del caffè vista dalle importazioni”

  1. Marco scrive:

    La robusta è aumentata del 24% anno su anno, ma l’arabica? Di per se, il dato non dice nulla: anche l’arabica potrebbe essere cresciuto molto, magari anche di più della robusta.
    Probabilmente non è così, ma avere il quadro completo sarebbe interessante.
    Grazie