Incrociare Arabica e Robusta per salvare il caffè

dal corrispondente Antonello Monardo *

Sviluppare le ricerche per minimizzare gli effetti del riscaldamento globale sulla coltivazione del caffè, questa è una delle priorità del programma di ricerca coordinato dall’Impresa Brasiliana per la Ricerca Agropecuaria (Embrapa) e condotto dalle istituzioni aderenti al Consorzio Brasiliano per la Ricerca e lo Sviluppo del Caffè.

Secondo la ricercatrice dell’Embrapa Café, Mirian Eira, negli ultimi anni sono stati svolti grandi lavori sulla pianta del caffè, come lo sviluppo di materiali genetici a potenzialità e di caffè a maturazione differenziata. Le nuove sfide sembrano però essere la selezione di coltivazioni resistenti a siccità e a situazioni termiche estreme e lo sviluppo di tecniche di coltivazione in grado di fare fronte ai cambiamenti climatici e al surriscaldamento del pianeta. Particolari tecniche di irrigazione e di forestizzazione vengono quindi studiate per ridurre la vulnerabilità climatica della pianta.

Studi che coinvolgono le aree della biotecnologia, dell’agroclimatologia e della fisiologia del caffè lavorano quindi insieme per cercare di mitigare gli effetti negativi del riscaldamento globale per far sì che il Brasile continui ad affermarsi come primo produttore mondiale di caffè.

Uno Studio realizzato da specialisti dell’Embrapa e della Università di Campinas (Unicamp) ha concluso infatti che caffè, mais e soia sono le colture più suscettibili agli effetti del riscaldamento globale. Secondo il coordinatore tecnico della ricerca, Eduardo Assad, la principale causa della vulnerabilità del caffè sono infatti il deficit idrico e il calore intenso che provocano l’aborto della fioritura. Parere di Assad è però che la biotecnologia e la genetica possano cambiare questa situazione, rendendo le piante più tolleranti a tali minacce. Per i ricercatori la risposta ai cambiamenti climatici potrebbe essere quindi l’incrocio tra caffè di specie Arabica e Robusta.

Fonte: Ministero dell’Agricoltura brasiliano

* Antonello Monardo vive dal 1992 a Brasília ed è delegato della Camera Italo-Brasiliana di Commercio e Industria. Torrefattore di caffé gourmet e speciali e vincitore della medaglia d’oro all’International Coffee Tasting 2008. Organizza e conduce corsi per baristi, partecipa a conferenze e eventi in istituzioni e università, divulgando la cultura del caffè di qualità.

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1 Commento a “Incrociare Arabica e Robusta per salvare il caffè”

  1. manuel terzi scrive:

    Scusate, permettetemi una domanda da totalmente inesperto ed ignorante in materia di coltivazione:

    la estrema sensibilità alle variazioni climatiche di Caffè, Mais e Soia, non si potrebbe trasformare in compatibilità con nuovi ambienti? In adattabilità della Coffea a diverse latitudini che presentino maggiori piovosità, o magari su terreni con diversa permeabilità, o maggiori altitudini per avere minori temperature?

    …speravo già di poter provare Caffè coltivati in aree geografiche con grandi escursioni termiche giorno/notte, immaginando quali complessità aromatiche avrebbero potuto raggiungere, e tremo al pensiero che l’Arabica possa sparire…

    Grazie a chi vorrà rispondermi