Per la privacy no, però il caffè non è amaro

Trovare a Napoli qualcuno che non è cortese e disponibile è cosa rara, ma essendo la regola qualche eccezione c’è e noi l’abbiamo trovata. Ci è infatti capitato di sentire invocare la privacy per giustificare un rifiuto alla nostra richiesta di fare una foto a un barista che armeggiava con una certa disinvoltura su una leva a quattro gruppi nel bar del centro cittadino che vedete in foto. In realtà noi non volevamo proporvi il personaggio, ma un cartello che ci ha colpito recante il seguente avviso: “Il caffè è servito amaro solo su richiesta, altrimenti è sempre zuccherato”. Sì, perché nel capoluogo partenopeo è inutile chiederlo corto o lungo, ma buona cosa ordinarlo dolce o amaro.

La questione ci ha fatto tornare alla mente un confronto avuto con un torrefattore del Nord che si è dimostrato totalmente avverso a qualsiasi discorso di cultura che presupponesse di dolcificare l’espresso, tanto da troncare in modo lapidario la conversazione con la frase “un grande espresso si beve rigorosamente senza zucchero”.

Ma come stanno davvero le cose? Sull’argomento si potrebbe scrivere un articolo di parecchie cartelle, ma per farla breve possiamo dire che se è vero che lo zucchero risulta ingannevole della qualità del caffè nel primo – ma solo nel primo –  momento per poi mettere ancora di più in evidenza la cattive caratteristiche quali astringente e odi negative, è altrettanto vero che l’aggiunta di zucchero aumenta le persistenza aromatica dei buoni caffè prolungandone il piacere. E poi, per favore, se il caffè è innanzitutto un piacere, volete lasciarcelo bere come ci piace?

Luigi Odello

Presidente dell’Istituto Internazionale Assaggiatori Caffè (Iiac)

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