Carta e plastica per l’espresso?
Usanza molto diffusa nel mondo è quella di sorseggiare caffè in bicchieri di carta o di plastica, magari passeggiando nel centro della città o seduti in metropolitana, in ufficio, ma anche al bar. In Italia la tradizione impone l’utilizzo della tazzina in porcellana e difficilmente si incontreranno locali pubblici che servano normalmente caffè, specie espresso, in supporti usa e getta. Capita però che sui treni o durante grandi eventi, feste, festival, competizioni sportive e persino durante le fiere di settore il servizio non sia più di tanto curato e quindi di trovarsi con un caffè offerto in carta o in plastica. Ma il profilo sensoriale e il piacere che ricaviamo assaggiando l’espresso varia e viene influenzato dall’utilizzo di questi bicchierini?
Com’è il percepito dello stesso caffè assaggiato in diversi supporti misurato da giudici sensoriali? E com’è il profilo analogico affettivo dei bicchierini di carta e plastica e quello di tazzine in ceramica? Per rispondere a queste domande abbiamo eseguito due test comparativi ad alta utilità informativa appartenenti alla classe Big Sensory Test, per la precisione il tipo Avanzato, per misurare le caratteristiche percepite del caffè e il tipo Analogico-affettivo per descrivere quattro esemplari degli utensili utilizzati: la tazzina dell’Assaggiatore Iiac (che di seguito chiameremo tecnica), la tazzina Giacinto di Clubhouse, un bicchierino di plastica e uno di carta.
Tratto da L’Assaggio 66 estate 2019.
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